Il lavoro al tempo del Covid

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Il Lavoro al tempo del Covid

La pandemia del COVID -19 non è purtroppo soltanto un’emergenza sanitaria ma costituisce anche una grave crisi economica e del mercato del lavoro, che sta avendo un enorme impatto sulle persone su scala mondiale: nemmeno negli scenari peggiori previsti nel “disaster recovery plan”, la stragrande maggioranza delle aziende, di qualsiasi settore, non avrebbe mai potuto immaginare di affrontare una situazione come quella causata dal corona virus Covid -19. In meno di tre mesi, per molte aziende, i ricavi sono drasticamente diminuiti, i budget annuali si sono rapidamente azzerati, portando a cercare di contenere i costi ad un minimo inimmaginabile ad inizio anno. Alla ripartenza, l’obiettivo di ogni azienda sarà quello di non perdere posizioni di mercato, precedentemente acquisite, a causa della forzata chiusura.

Milioni di lavoratori in tutto il mondo, a causa dalla pandemia di Coronavirus, sono stati obbligati a fermarsi per le chiusure obbligatorie e per i blocchi introdotti al fine di limitare il più possibile la diffusione dell’infezione: questa condizione di emergenza ha permesso, ove possibile, il rapido diffondersi dello “smart work” (ovvero del “lavoro agile”) che, da strumento innovativo di welfare aziendale per il migliore bilanciamento tra vita personale e vita lavorativa, è stato convertito in un incredibile strumento per il migliore bilanciamento tra salute pubblica, sicurezza sul lavoro e conservazione del posto di lavoro.

Dolorosamente, le aziende di tutto il mondo hanno iniziato ad utilizzare i licenziamenti per cercare di sopravvivere e ridurre drasticamente i costi operativi: per quanto riguarda i settori che sono stati i più colpiti dall’epidemia, gli esperti affermano che tutto ciò che riguarda il turismo, comprese le compagnie aeree, le crociere, i casinò, le sale cinematografiche e i ristoranti, avrà un impatto immediato.

La crisi economica determinata dal virus è destinata a colpire prevalentemente alcune categorie di lavoratori: i giovani, gli ultracinquantacinquenni, i lavoratori part-time, i lavoratori autonomi ed occasionali compresi, in particolare su tutti quelli lavoratori retribuiti ad ore, come quelli impiegati dalle piccole e medie imprese.
Per queste categorie sarebbe stato fondamentale poter contare rapidamente su aiuti da parte dello stato centrale, che purtroppo sono arrivati con molto ritardo: l’effettività degli ammortizzatori sociali e delle forme di soccorso finanziario e fiscale è passata per procedure amministrative complicate, che difficilmente consentiranno nell’immediato di far fronte alla crisi e che, quindi, potrebbero rivelarsi tardivi e lasciare nell’incertezza, che ci possa essere una ripresa al termine dell’emergenza.

Nella difficile situazione creatasi a causa dell’emergenza Covid-19, i servizi informatici (tra i quali Smart Working, Webinar, lezioni a distanza, videochiamate, streaming video) ha fatto comprendere a tutti quanto le tecnologie dell’informazione e della comunicazione siano essenziali per la nostra società. La continuità operativa dei servizi pubblici e del mondo produttivo sono essenziali e possono essere garantite solo da sistemi informativi, di telecomunicazione con alte prestazioni di velocità e di affidabilità: tuttavia l’emergenza ha evidenziato l’inadeguatezza delle nostre reti, arrivando a sovraccarichi che hanno messo in serio rischio i livelli di prestazioni e la continuità delle connessioni al Web.

La ripartenza al termine dell’emergenza covid 19 con le progressive riaperture prevede al momento ancora tante restrizioni: all’interno delle aziende si baderà più a produrre che ad investire in progetti a lungo termine e soprattutto nel personale, in particolare nella sua formazione, che viceversa sarebbe molto utile per migliorarne le competenze e così favorirne la produttività e la realizzazione personale dei dipendenti.

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