Da quando il coronavirus ha fatto il suo ingresso nelle nostre vite, tutto è cambiato. Niente più contatti. Lavoro da casa. E scuole chiuse, quanto meno fino a fine anno. Uno scenario impensabile fino anche solo ad un anno fa.
La vita familiare è tornata al centro della vita. Tutto d’un tratto, la vita familiare – quella vita familiare che aveva assunto un ruolo sempre più defilato nelle nostre giornate strapiene d’impegni – è tornata alla ribalta.
I genitori sono diventati l’unico punto di riferimento educativo e affettivo. I genitori si sono ritrovati improvvisamente soli. Unici punti di riferimento educativi e affettivi. Con un certo sgomento ci rendiamo conto di come la scuola abbia subito una rivoluzione copernicana negli ultimi decenni.
E poi gli adolescenti, sono costretti a casa: cupi, distanti e preda dell’impotenza.
L’elaborazione e la ricostruzione di un senso.
Il tempo, che oggi ci è così greve nell’isolamento e nell’angoscia, tornerà a scorrere ai ritmi usuali e a permettere l’elaborazione e la ricostruzione di un senso. Arriverà un giorno in cui noi e i nostri figli potremo raccontare cosa è accaduto in quella primavera e di come ciò ha segnato un prima e un dopo.
Forse non dobbiamo aspettare: dobbiamo trovare fin d’ora, soprattutto per i nostri figli, parole oneste e affettuose che li accompagnino in questa tratta, aiutandoli a tollerare l’attesa.